venerdì 7 ottobre 2011

Dignità e serenità.

Questo è quanto inviato al Segretariato della Presidenza della Repubblica.

Signor Presidente, le scrivo questa mia, perché, per la prima volta sento la necessità di comunicare con un'Alta Carica dello Stato
Il periodo è difficile per tutti, ma nelle difficoltà ho personalmente sempre trovato comunque la maniera di risolvere; ora, a 44 anni, mi trovo disoccupato da quasi tre, costretto ancora a ricorrere all'aiuto di mia madre, per sopravvivere; ho lavorato sempre da quando avevo 19 anni, lasciando la scuola proprio per cercare una mia indipendenza (a cui tengo oltre ogni cosa), senza comunque mai riuscire ad accedere ad una situazione stabile; ora, passata la fatidica soglia dei 35 anni, le cose si complicano, perché accedere ad un'occupazione è ancora più difficile a causa di leggi sui contratti di lavoro che non prevedono aiuti per il reinserimento; è pur vero che dopo 2 anni di disoccupazione (troppi) interviene la Legge 407/90 (il 50% di sconto sui contributi che l'azienda versa per il lavoratore, per un periodo di 36 mesi), ma pare che nonostante ciò e con contratti che hanno costi pari, siano essi a tempo determinato o indeterminato, le aziende non sono intenzionate a fare contratti più lunghi di 1 o 2 mesi, che poi regolarmente non rinnovano; ho passato oltre 20 anni a lavorare, senza tirarmi mai indietro e senza mai scartare nessun lavoro (che fosse faticoso, a orari scomodi, in trasferta, pure in nero), per poi sentirmi domandare, con fare piccato: "ma come mai ha cambiato tanti lavori?", da una selezionatrice che offriva, dichiaratamente, un lavoro per UN mese, NON rinnovabile. Comincio a pensare che non troverò mai una sistemazione (e con essa la possibilità di programmare una vita e una famiglia) e davanti anche ad un governo che parla di flessibilità (vogliamo fare diventare tutta Italia come certe zone del nostro sud, asservite al caporalato?), in un'economia consumistica che può reggersi SOLO sullo stipendio delle persone che lavorano il più stabilmente possibile e con stipendi decenti (non ci vuole certo una laurea; è una semplice equazione senza incognite: se lavoro spendo, se non lavoro e/o lavoro poco e/o per pochi spiccioli, non spendo; quale delle due conviene alle aziende e dovrebbe essere resa possibile da facilitazioni fiscali e rigide leggi statali?); dove si dovrebbe vietare il lavoro a tempo determinato (escluso per le aziende che realmente abbiano una lavorazione stagionale o saltuaria) e/o farlo pagare molto di più, ci si inventa i contratti in deroga, come se il singolo lavoratore possa avere lo stesso potere contrattuale di un'azienda. Non Le voglio fare la lezioncina, mi creda Signor Presidente: posso solo sperare, un giorno, di raggiungere la sua esperienza e saggezza, ma mi pare che la situazione ben difficilmente possa migliorare in questa maniera e con questi concetti; lo Stato è per i cittadini, per dare servizi e amministrare la cosa pubblica, ma sopra e prima di tutto per dare dignità e serenità.

                                                                                                                                  Con grande stima.
                                                                                                                                      Panichi Mirko

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