sabato 24 dicembre 2011

Buon Natale, Terra.

Ci siamo; anche quest'anno Natale è qui, per tutti, anche per quelli che non ci credono, che hanno saputo solo barare e mentire, che vivono nelle misere illusioni umane, che mai capiranno quali sono le cose realmente importanti e quindi moriranno soli; anche per quelli che pensano che sia solo una questione di regali e consumi; anche per quelli che stanno preparando una bomba perché un dio, che non esiste, glielo ha ordinato. Nella speranza che a tutti coloro che vivono su questo splendido Mondo, la nostra Madre Terra, amica e sorella straordinaria, possa, questo Natale, donare luce e amore... auguri.

giovedì 22 dicembre 2011

Sono davvero curioso...

Adesso che abbiamo "finalmente" riformato le pensioni (ma dato che il precariato imperversa chi riuscirà mai a mettere insieme tutto il necessario per una pensione decente, significando che in realtà il problema non si poneva...), pare che si possa passare a riformare il mondo dei contratti di lavoro; sarebbe meglio dire la selva indistricabile dei contratti di lavoro, dato che ne esistono una sterminata quantità, tutti di tipo "per un po' ti tengo, poi, gentilmente (ma neanche tanto), levati dalle palle, che faccio lavorare un altro". Il primo problema che si pone è come licenziare le persone (pare sia tanto difficile, perché esistono un sacco di giustificazioni da dare, ma ancora una volta, non mi risulta che la fantasia di chi vuole mandarti a casa abbia mai fatto difetto...), quindi l'articolo 18 va riformato/alleggerito/eliminato, così anche quel 5% di lavoratori che ne usufruisce avrà lo stesso trattamento del "restante" 95%. Quindi come mai tutto questo problema per il "solo" 5%? Abbastanza ovvio: queste persone sono quello che lavorano nelle grandi aziende, cioè quelle che permettono alle persone più ricche d'Italia il loro immensamente elevato tenore di vita e la cui facilità di licenziamento permetterebbe di salvare denaro extra per lussi extra (perché non mi faccio certo illusione che sia per il bene dell'azienda in se per se, salvo considerare il prestigio dell'azienda ricca e potente: "la mia azienda è ricca, io sono un superuomo e la mia vita è realizzata", cioè fallimento totale); quindi sull'articolo 18 si straparla ovunque; eppure ho chiaramente udito la Signora Ministro (le mie scuse non ne ricordo il nome..., ma mi riferisco alla signora che pianse nell'annunciare i nostri sacrifici, non certo i suoi, ma magari era mossa da sincera empatia...), ma mi era chiaro già da prima, che per avere una pensione decente in un sistema contributivo è strettamente necessario, cioè obbligatorio, lavorare e nello specifico, lavorare per 40 anni o oltre; sempre; senza saltare un mese; altrimenti la cosa si allunga, dato che si parla di anni di lavoro effettivo; cominciate a vedere il difetto, anzi le due categorie di difetti, che emergono da questo ragionamento? 1-cronologia degli interventi: la prima cosa di cui occuparsi erano i contratti di lavoro, poi le pensioni; 2-eliminazione della precarietà (parlare di licenziamenti, quando si deve parlare di assunzioni? Sbagliato...). Il mercato economico italiano non è certamente molto vivace di suo, dato che da sempre la gente in Italia è risparmiatrice e di conseguenza, in genere, non va a spendere denaro per comprare cose nuove, quando quelle vecchie ancora funzionano bene; quindi i soldi finiscono nei conti correnti, sotto i mattoni o dentro al materasso a tenere caldi gli acari; comunque una certa mentalità consumistica ha iniziato a farsi largo anche da noi, ma subito è stata abbattuta dall'arrivo dell'Euro; sia chiaro non ho nulla contro l'Euro, ma guardo storto l'aumento dei prezzi che l'Euro si è portato dietro e la mancata corrispondenza di aumento degli stipendi (già qui mi viene voglia di andare a dare fuoco ai montarozzi di denaro dei Signori e delle Signore Imprenditrici); legandomi a questo, che poi porterà al resto, domando: ma chi è che deve alimentare (comprando i beni) l'economia consumistica?; semplice: i Marziani (abitano in profonde caverne climatizzate, a chilometri dalla superficie e ridono di noi che li cerchiamo dove non può, attualmente, esistere vita); di sicuro non i terrestri, meno che meno gli Italiani; lo sa il Sig. Marchionne che senza uno stipendio decente-e-fisso il prestito per comprare l'automobile non viene concesso? Quindi, di che cosa parla, quando si lamenta tanto? Non sono forse una stessa entità i "fastidiosi" lavoratori che: "quanto ci costano... non siamo competitivi a causa del costo del lavoro... ecc." e quei "sacri consumatori", per convincere i quali a spendere denaro per i propri prodotti, si investono, spesso, molti milioni di euro all'anno in pubblicità? Assolutamente no; i prodotti li comprano i Marziani, i "sacri consumatori alieni", che da dentro le cavità sotterranee in cui vivono, guardano anche i nostri canali televisivi (oltre agli altri 100.000 del network galattico) e poi escono dalle loro case iper-tecnologiche (costruite da robot), raccolgono le banconote dalle piante che nascono spontaneamente ovunque, si travestono da umani ed entrano nei vari negozi, facendo incetta di decine di oggetti di varia natura; gli esseri umani, non partecipando all'arricchimento delle aziende in cui lavorano, sono, quindi giustamente, solo un peso, solo scimmie da lavoro: 2 noccioline e un sorso d'acqua dovrebbero bastare per una giornata di lavoro, altro che comprare una casa, un mezzo di trasporto (peraltro obbligatorio, dato che nelle domande di assunzione se ne chiede il possesso o meno e, pur non dichiaratamente espresso, è titolo discriminante per la selezione), fare le ferie, avere una copertura sanitaria per le malattie ("sempre a sbertucciare per due linee di febbre..."); senza neanche prendere in considerazione il problema globale (risorse limitate, inquinamento, sfruttamento) che il consumismo e la malata e complessata avidità che ci sta' dietro, comportano, mi pare chiaro che la cosa si risolve solo con un cambio di mentalità: se per sopravvivere devo avere almeno 750 euro al mese (con questi alimento l'economia di sopravvivenza: casa, mezzo di trasporto, cibo, vestiario), alimentare al minimo l'economia di consumo richiede non meno del doppio; non è avidità, ma è una questione di soglie psicologiche; porto un esempio estremo: il superenalotto; quando il montepremi per il 6 supera i cento milioni di euro, la cifra delle giocate raddoppia o quasi (ho spesso visto passare le giocate da 3 milioni a oltre 6), quasi come se 99 milioni non bastassero; ma è solo il superamento di una soglia psicologica: 100 milioni son davvero tanti; ma anche 10 o 2; una persona che riesce a lavorare 40 anni, senza perdere un giorno (ma che c... fortuna!) e guadagna (per semplicità di calcolo e mediamente) 1.000 al mese, più 13a e 14a, si mette in tasca 560.000 euro e a lavorare ci deve andare tutti i giorni; quindi partendo da un minimo di 1.500 euro mensili (non dico certo tutti a carico dell'azienda, ma anche scaricati dalle tasse che si pagano direttamente nella busta paga, i famigerati contributi e le trattenute, che valgono, le ultime, fino al 30% dello stipendio, che non ripagano davvero chi le versa) a salire e mantenendo il costo generale della vita uguale, vorrei poter scommettere sulla crescita dei consumi e del tenore di vita che ne deriverebbe; il che ovviamente va sommato a stipendi solo ed esclusivamente a tempo indeterminato; questo non vuol dire "a vita", ma solo fino a che le condizioni lo consentono; se poi l'azienda dovesse cominciare a soffrire, prima di licenziare e/o mettere in cassa integrazione (il Sig. Marchionne, se crede, può andare a costruire anche su Marte, ma prima rendesse allo Stato Italiano tutti i soldi della cassa integrazione che hanno permesso alla FIAT di sopravvivere e mentre conta tutti quei soldi, riflettesse su questo: dopo chi gliele compra le automobili? Ma che c*@#o di domande faccio... i Marziani!, Di sicuro non gli Italiani disoccupati...): 1-si abbassano a 1.500 euro tutti gli stipendi (compresi quelli dei dirigenti: oltre è lusso e in tempi di crisi il lusso...), 2-si recuperano gli utili (che vanno anche oltre il 50%; ricordate la vecchia, Panda? Costo 5 milioni di lire [stipendi, energia, materiali, ammortamenti], alla vendita oltre 10 milioni!), 3-si licenziano per primi i dirigenti che se lo meritano anche (azienda in crisi = pessima gestione + mancata previsione dei rischi + eccesso di avidi giochini finanziari + stupidità); se poi alla fine proprio non ci fosse altro da fare, lo Stato dovrebbe prendersi cura del malcapitato (sussidio minimo fisso, esenzione del pagamento dell'IVA per i beni di prima necessità, cancellazione di tasse, mutui, affitti, bollette, assicurazioni, bolli, ecc., per il periodo di disoccupazione, che non dovranno essere resi e se il nuovo lavoro è altrove, un contributo, da restituire, per il trasferimento) e non certo con quei ridicoli palliativi (chiamati disoccupazione ordinaria e a requisiti ridotti, ottenibili solo se si è lavorato in varia misure), dopo che anche chi non la percepisce, ha pagato la cassa integrazione. Il cambio di mentalità consiste nel capire che rinunciare a qualcosa (in termini di guadagno istantaneo) per dare maggiore stabilità, liquidità e serenità a chi poi i soldi li spenderà per i loro prodotti, è solo un vantaggio per le imprese e un guadagno durevole; intanto che questo circolo virtuoso si instaura, chiudiamo le borse; ne siamo schiavi (le variazioni a cui assistiamo in questi giorni, in particolare, non sono indice che delle manovre di chi vi lavora e non di reali variazioni del valore delle aziende e dei mercati in cui operano) e questo non è accettabile.

domenica 23 ottobre 2011

Non dovrebbe succedere...

ma purtroppo accade e nessuno può farci nulla; come tante altre volte mi sono svegliato presto per guardare il MotoGp; alla fine ti ritrovi lì, gelato da uno dei più brutti incidenti mai visti; se ne sono visti altri e in molti di essi, ci è ritrovati davanti al fatto definitivo della vita spezzata di un giovane pilota; l'unica cosa che seguita a ritornarmi in mente è l'immagine della fidanzata Kate in lacrime già ad incidente appena avvenuto; era evidentemente e perfettamente chiaro anche a lei (la prima cosa che ho pensato è stata: "Cazzo, il casco...", ripetendolo molte volte, come un mantra) che un impatto che ti strappa di dosso il casco (cosa naturale, che oltre certi limiti, ha il preciso scopo di evitare danni alle vertebre cervicali, cosa che da motociclista, so benissimo), non può che essere un impatto devastante; più vedevo il replay dell'incidente e vedevo le tre moto che si allineavano quasi perfettamente, colpendo il Sic, più mi pareva chiaro che di speranze ce ne fossero ben poche; ora il padre, sempre con lui in giro per i circuiti, la madre, la piccola sorella, Kate, tutti gli amici, compreso Valentino Rossi (tra i più grandi di questi) e ogni persona che gli voleva bene e gli stava intorno, lo hanno perso; mi dispiace moltissimo; il Sic mi piaceva, come tanti lo ho criticato per alcune delle sue esagerazioni in pista, ma mi era particolarmente simpatico. Addio Marco.

domenica 16 ottobre 2011

Borse: protesta degenerata!

Nel frattempo che io postavo il precedente scritto sulle borse, definendo criminali e truffatori certi personaggi che vi bazzicano e alcune delle loro attività, ecco che si organizzavano e poi si manifestavano altri criminali; non si possono definire in altra maniera; è il classico esempio di persone che, con la scusa della protesta e della difesa del "popolo oppresso" devastano e distruggono tutto quello che incontrano; il modello di pensiero che sta alla base di questo atteggiamento è diffusissimo e si esterna in tutti i gradi di violenza conosciuti: ho ragione (credo, sono convinto, ho le prove, è evidente, ecc.), quindi ogni atto (urlare, offendere, deridere, picchiare, bruciare, uccidere, ecc.) è giustificato e mi è concesso. Questo è quello che ho provato (in certe di queste) e visto (in altre) in tutta la mia vita e per parecchio tempo ho seguitato a provare un senso di incompletezza davanti all'asserzione implicita in questo genere di comportamento: ho ragione, posso fare tutto. Poi mi sono cominciato a rendere conto che molto spesso, la ragione che uno crede di avere è solo basata su un proprio modello di opinioni (condizionato da cultura, insegnamento, religione, amicizie, ecc.), che in quanto tale non è certo assoluto, ma va contestualizzato; da ciò ne consegue che anche la violenza che si applica con la convinzione della ragione, non ha basi solide e che, in ogni caso, la difesa delle ragioni proprie e/o altrui può essere fatta anche in maniera più civile; questo non vuol dire che non ci saranno mai giustificazioni anche per azioni violente (verbali o fisiche che siano; un rapido esempio: tocchi mia figlia? Prepara il tuo funerale, perché neanche un miracolo divino potrà salvarti!), ma che non tutte le volte che ci si troverà coinvolti in situazioni di contrasto sarà giustificato arrivare ad atti violenti; nel fatto della protesta contro banche e borse, facciamo una piccola considerazione: queste istituzioni, si dice, truffano, rubano, vessano finanziariamente il comune cittadino, quindi (si da per definito) la protesta contro di loro è giustificata, è giusto indignarsi e chiedere riforme bancarie e chiusura (dico io) delle borse; cosa giustifica la ditruzione di attività commerciali che, pure simboli di un consumismo che proprio perfetto e pulito non è, dà comunque di che vivere a intere famiglie? In cosa consiste la giustificazione del rogo di un'automobile che un povero cristo starà pagando con sacrificio di una bella fetta del suo sudatissimo e precario stipendio? Non sono queste persone proprio quelle che si va a cercare di difendere da banche e borse? Il negoziante e il proprietario dell'auto bruciata si vedranno costretti (escludo che abbiano pagato le salatissime assicurazioni contro furto e atti vandalici: altri enti di degna moralità la assicurazioni...) a sacrifici immensi per rientrare dei danni subiti, ammesso che vi riescano; così magari il negoziante non potrà riaprire e la sua famiglia sarà nei casini e il proprietario dell'auto, dovrà seguitare a pagare il prestito per l'auto bruciata e magari rinunciare al lavoro attuale, perché troppo lontano per essere raggiunto con altri mezzi o a piedi. Il danno che si fa quando si usa violenza per affermare la propria ragione è sempre molto superiore al beneficio che si voleva ottenere, perché può, e spesso lo fa, ledere l'innocente e chi, semplicemente, ha opinioni diverse; ma in un mondo, quello umano, dove la prevaricazione ingiustificata (perché inutile per una migliore possibilità di sopravvivenza, ma questo è un'altro discorso, che tratterò in altra occasione) sembra essere la ragione di vita di tante persone, le truffe delle borse e le violenze dei Black Block sono la norma, ma sono entrambe crimini, inaccettabili in egual misura.

venerdì 14 ottobre 2011

Borse: a cosa servono?

La protesta di questi giorni presso la borsa di Wall Street a New York, mi da lo spunto per parlare di una cosa che sto' rimuginando da un po' di anni. Prima di tutto: che tipo di attività si svolge in Borsa (parlo da profano, per quel poco che ne so, ma sarà subito chiaro che è tutto quello che serve sapere): scambio di titoli di aziende iscritte e quotate al listino borsistico; il linea di principio, gli operatori di borsa comprano titoli in salita e vendono quelli in discesa, con lo scopo di guadagnare denaro dalle differenze che crescita e discesa che i vari titoli vanno accumulando; fin qui nulla di clamoroso; la bravura consiste nel capire le tendenze del mercato, per evitare di tenersi titoli destinati al crollo e riuscire invece a comprare quelli destinati a rapida crescita; il problema sorge quando i tentativi di previsione avvengono su titoli a lunga scadenza o su avvenimenti molto distanti nel tempo; rimane un mistero come un comportamento del genere possa essere ritenuto sensato e anche solo vagamente prudente, dato che, a tutt'oggi, la palla di cristallo non ha dato evidenze di dare previsioni certe; "ma noi siamo profondi conoscitori dei mercati; capiamo le tendenze; conosciamo le reazioni del consumatore" e via pontificando di questo passo; quindi devo desumere che le varie catastrofi finanziarie mondiali causate dalle speculazioni borsistiche nel presente secolo, come nel precedente, siano da imputare alla mano di Satana in persona, che ha creato condizioni inimmaginabili per i Signori Esperti; come poteva essere prevedibile che basare dei prodotti finanziari sul valore di un mercato, quello immobiliare (ma vale per tanti altri), MAI stabile, SEMPRE in oscillazione, potesse in un giorno di questo milione di anni, portare a un qualche genere di problema? O, meglio ancora, basare i succitati prodotti finanziari sul valore di mutui sub-prime (vale a dire mutui in parte garantiti dal valore di mercato di un immobile, al momento della stipula del contratto di ammortamento del mutuo stesso e non, esclusivamente, dal potere di acquisto dello stipendio di chi contraeva il mutuo), cosa palesemente ed evidentemente folle; peccato che il prodotto finanziario in cui viene "mischiato" anche il valore del mutuo sub-prime, non venga adeguatamente spiegato a chi cerca un investimento per i suoi risparmi: "non si preoccupi, il mattone tira sempre; non prevediamo [ancora? ma che palle...] che smetta di crescere"; il risparmiatore DEVE fidarsi del consulente finanziario per fare i suoi investimenti, perché la complessità dei mercati è aldilà delle sue possibilità di comprensione e delle sue conoscenze; ecco fatto: milioni di persone convinte a comprare simili prodotti, il mercato del mattone crolla (ma in realtà si scopre che le stime degli immobili, su cui si basa il prezzo di vendita ed il costo del mutuo, sono fatte a campione: se la casa x del quartiere y vale z, anche tutte le altre, per vicinanza valgono lo stesso; altra enorme follia, dato che non tutte le case sono uguali, pur essendo vicine le une alle altre) e il reale valore dei prodotti finanziari cambia: se hai comprato 5.000 dollari di quel prodotto, ora li puoi aver persi pure tutti o comunque una buona parte; ma si può essere assolutamente certi che quelli che hanno venduto il prodotto gonfiato, lo sapevano e stanno già traslocando in un qualche posto senza accordi di estradizione con la nazione in cui la frode finanziaria (ora è chiaro che si tratta di questo) è stata commessa; miliardi di dollari (o euro) sono finiti in tasca al criminale finanziario di turno e milioni di persone hanno perso tutti i loro risparmi; oppure (puro atto di genio criminale) viene messo in vendita un prodotto finanziario inesistente ("è troppo complicato da spiegare, ma fidati, mi conosci, sai che ho un'esperienza di 20 anni e non ho sbagliato mai una previsione [si, si, come no; nessuna che si sia saputa, furbone!]), con rendite elevatissime (già fatto, questo, estremamente sospetto); il giochino funziona così: con i primi contratti (i cui interessi pagherà in parte di tasca propria il genio criminale, in parte con soldi prestatigli), verranno pagati gli interessi dei successivi (il 20% di 10.000 dollari = 2.000; contratto di primo livello 10.000, con cui pago gli interessi di 5 contratti di secondo livello, con cui posso pagare 25 contratti di terzo livello e così via), in una crescita praticamente esponenziale e certa, perché la pubblicità che vi faranno tutti i clienti, che saranno stati profumatamente pagati, vi garantirà continui arrivi di clienti; cioè, fino a quando una crisi non impedirà a chi avesse voluto comprare il vostro prodotto, di reperire i fondi; se il flusso di clienti si interrompe, il castello crolla, perché mancheranno i soldi per pagare gli interessi in cascata; ma a quel punto il genio che si è inventato il tutto, avrà incassato (indovinate un po') miliardi e tutti gli altri avranno il fatidico pugno di mosche in mano. Ma non solo: in borsa si tratta il petrolio, le materie prime, derrate alimentari di ogni genere e questo comporta che il costo produttivo, di trasformazione e trasporto, sarà solo una (minima) frazione di quello che effetivamente il consumatore andrà a pagare; questo perché i passaggi di mano dello stesso quantitativo di materiale saranno stati innumerevoli e per ognuno di essi ci sarà stato un ricarico atto a compensare il nuovo acquirente; la borsa scambia, ogni singolo giorno, decine di volte (l'ultima volta che ne ho sentito parlare erano 44) il valore effettivo di denaro (in prodotti di materie prime, petrolifere, finanziari, ecc.) esistente al mondo, mentre era nata per dare un valore commerciabile al valore di una azienda: se l'azienda W vale un milione di dollari ed emette un milione di azioni, ognuna di queste varrà 1 dollaro; se, per qualsiasi motivo, il prodotto (automobile, saponetta, ferro da stiro, o chissà cos'altro) non è più gradito o viene superato da qualche cosa di più moderno, appetibile o interessante, il valore delle azioni calerà "proporzionalmente" al prodotto commercializzato; se l'azienda varrà ora 800.000 dollari, le singole azioni varranno 0,80 cents e chi le possiede avrà perso il 20% del denaro investito: un guaio, ma compreso nel rischio di questo genere di cose; niente trucco, niente inganno; ma una borsa che specula (tenta di prevedere) su cose troppo complesse e/o inesistenti e/o basate su un insieme di valori eccessivamente instabili, può solo provocare (ha provocato e seguiterà a provocare) catastrofi finanziarie; in un mondo di persone che ricavano di che vivere dal denaro ricevuto in cambio di lavoro (non più ricavato dalla produzione diretta di cibo e vestiario al solo costo della propria fatica fisica), queste crisi e speculazioni distruggono posti di lavoro, valore degli stipendi e quel minimo di stabilità che una persona cerca dalla propria vita, solo perché qualche fallito di successo complessato, possa guadagnare tanto denaro da superare di migliaia, se non milioni di volte, la sua vera utilità. A cosa servono le borse? Assolutamente  a nulla; sono solo fonte di danni e inutile ricchezza per pochi a scapito di moltissimi. Chiudiamo le borse.

venerdì 7 ottobre 2011

Dignità e serenità.

Questo è quanto inviato al Segretariato della Presidenza della Repubblica.

Signor Presidente, le scrivo questa mia, perché, per la prima volta sento la necessità di comunicare con un'Alta Carica dello Stato
Il periodo è difficile per tutti, ma nelle difficoltà ho personalmente sempre trovato comunque la maniera di risolvere; ora, a 44 anni, mi trovo disoccupato da quasi tre, costretto ancora a ricorrere all'aiuto di mia madre, per sopravvivere; ho lavorato sempre da quando avevo 19 anni, lasciando la scuola proprio per cercare una mia indipendenza (a cui tengo oltre ogni cosa), senza comunque mai riuscire ad accedere ad una situazione stabile; ora, passata la fatidica soglia dei 35 anni, le cose si complicano, perché accedere ad un'occupazione è ancora più difficile a causa di leggi sui contratti di lavoro che non prevedono aiuti per il reinserimento; è pur vero che dopo 2 anni di disoccupazione (troppi) interviene la Legge 407/90 (il 50% di sconto sui contributi che l'azienda versa per il lavoratore, per un periodo di 36 mesi), ma pare che nonostante ciò e con contratti che hanno costi pari, siano essi a tempo determinato o indeterminato, le aziende non sono intenzionate a fare contratti più lunghi di 1 o 2 mesi, che poi regolarmente non rinnovano; ho passato oltre 20 anni a lavorare, senza tirarmi mai indietro e senza mai scartare nessun lavoro (che fosse faticoso, a orari scomodi, in trasferta, pure in nero), per poi sentirmi domandare, con fare piccato: "ma come mai ha cambiato tanti lavori?", da una selezionatrice che offriva, dichiaratamente, un lavoro per UN mese, NON rinnovabile. Comincio a pensare che non troverò mai una sistemazione (e con essa la possibilità di programmare una vita e una famiglia) e davanti anche ad un governo che parla di flessibilità (vogliamo fare diventare tutta Italia come certe zone del nostro sud, asservite al caporalato?), in un'economia consumistica che può reggersi SOLO sullo stipendio delle persone che lavorano il più stabilmente possibile e con stipendi decenti (non ci vuole certo una laurea; è una semplice equazione senza incognite: se lavoro spendo, se non lavoro e/o lavoro poco e/o per pochi spiccioli, non spendo; quale delle due conviene alle aziende e dovrebbe essere resa possibile da facilitazioni fiscali e rigide leggi statali?); dove si dovrebbe vietare il lavoro a tempo determinato (escluso per le aziende che realmente abbiano una lavorazione stagionale o saltuaria) e/o farlo pagare molto di più, ci si inventa i contratti in deroga, come se il singolo lavoratore possa avere lo stesso potere contrattuale di un'azienda. Non Le voglio fare la lezioncina, mi creda Signor Presidente: posso solo sperare, un giorno, di raggiungere la sua esperienza e saggezza, ma mi pare che la situazione ben difficilmente possa migliorare in questa maniera e con questi concetti; lo Stato è per i cittadini, per dare servizi e amministrare la cosa pubblica, ma sopra e prima di tutto per dare dignità e serenità.

                                                                                                                                  Con grande stima.
                                                                                                                                      Panichi Mirko

giovedì 6 ottobre 2011

Censimento.

      Oggi è arrivato il form per il censimento... un bel mucchio di domande che è difficile capire a cosa possano servire; il questionario è un'istantanea della situazione al 9 di ottobre. Ad una prima scorsa (approfondirò dopo il 9, quando la compilazione online sarà attivata), ho potuto intravvedere che anche ai bambini (in varie fasce: fino a 1 anno, fino ai 5, oltre i sei) sono riservate delle sezioni; posso capire che il censimento possa dare un riferimento statistico della situazione italiana, ma io ci vedo, oltre al citato inutile mucchio di domande, un difetto di altro genere: ma quando compiliamo questionari: per un contratto di lavoro, per un'iscrizione scolastica, per un contratto di affitto, per l'iscrizione all'ufficio di collocamento, per un cambio di residenza, per attivare un'utenza residenziale, in cui seguitiamo ad indicare, indirizzo di residenza, anagrafica, inidirizzi e-mail, numeri telefonici, ecc. e dato che tutti questi fogli finiscono dentro a schedari elettronici, come mai "fuori dalle caverne, ai tempi di Internet", con le dovute accortezze sulla privacy, gli archivi elettronici non possono essere messi in rete (provvisoria, per questioni di sicurezza), così da consentire la raccolta dei dati, già attuali e perfettamente adatti agli scopi del censimento? In tempi in cui lo Stato cerca di far vedere di voler risparmiare sulle spese di amministrazione della Cosa Pubblica, eliminare il passaggio del questionario ISTAT, sarebbe sicuramente una di quelle cose di interesse, perché immagino che preparare, stampare, inviare ed esaminare decine di milioni di questionari, non sia esattamente una sciocchezza, ne organizzativa ne economica; I dati sono tutti lì, basta solo metterli insieme: il Comune sa' dove vivo, la Provincia (l'Ufficio Provinciale per l'Occupazione, se non ricordo male il nome), sa dove lavoro e se non lavoro, sarò iscritto alle liste di disoccupazione, la Motorizzazione sa se sono intestario di un mezzo di trasporto, ENEL, TELECOM e Gestore Acquedotti (cito nomi comuni, per semplicità), sanno se sono intestatario di utenze domestiche, eccetera, eccetera. Quando il nostro Stato imparerà a fare qualcosa senza dover essere imboccato PerFavoreGrazie?